Intervista di Marshall Govindan (Satchidananda)
Copyright Marshall Govindan © 2014
Domanda: Cos’è la Neo-Advaita e perché è controversa?
Risposta: L’attuale movimento Advaita ha subito una scissione tra due fazioni: una resta legata ad una visione più tradizionale dell’Advaita Vedanta, e l’altra si è allontanata in modo significativo dalla tradizionale spirituale. Nel corso degli ultimi quindici anni, la fazione Advaita moderna tradizionale (TMA) ha fortemente criticato gli insegnanti e gli insegnamenti della fazione Advaita moderna non tradizionale (NTMA). Questa divisione è simile sotto molti aspetti a quello che è accaduto nel corso degli ultimi 20 anni tra gli insegnamenti di yoga tradizionali e quelli che insegnano Yoga principalmente come una impresa commerciale. Secondo un recente articolo vi sono oggi più di 200 insegnanti NTMA autoproclamati.
Il professor Philip Lucas ha scritto un eccellente articolo, intitolato “Non così in fretta, Illuminati: Guru Neo-Advaita e loro detrattori,” nel “Percorso della Montagna”, il giornale della Ramana Maharshi Ashram, Volume 49, no. 1 (gennaio-marzo 2012) e pubblicato in una versione ampliata della rivista accademica Nova Religio, The Journal of Alternative and Emergent Religions, volume 17, no. 3, febbraio 2014, pagina 6-37, pubblicato dalla University of California Press,
http://www.jstor.org/stable/10.1525/nr.2014.17.3.6 .
Consiglio vivamente questo articolo, perché è rilevante per tutti gli studenti di Kriya Yoga, che si chiedono se le offerte dei NTMA possano essere una valida alternativa alla sadhana di Kriya Yoga di Babaji. Sarà anche istruttivo per ogni ricercatore della non-dualità, monismo o Verità.
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Vorrei iniziare riassumendo i quattro principali punti delle critiche mosse dalla fazione Tradizionale moderna Advaita contro gli insegnanti e insegnamenti neo-Advaita, secondo il professor Lucas, e condividere con voi i miei commenti al suo articolo.
Il primo punto riguarda l’affermazione che gli insegnanti neo-Advaita negano la necessità dei sadhana, dello sforzo spirituale nel processo di realizzazione del Sé.
La seconda critica riguarda l’affermazione secondo cui la visione Neo-Advaita ignora la necessità di sviluppo morale e la coltivazione delle virtù come pre-requisito di autentica realizzazione spirituale.
La terza critica è che all’insegnante Neo-Advaita manca la conoscenza dei testi, lingua e tradizioni associate all’Advaita. Di conseguenza molti di questi insegnanti cominciano a insegnare poco tempo dopo la loro prima esperienza di “risveglio spirituale” senza aver raggiunto stabilmente quello stato di sahajasa samadhi, (consapevolezza continua non-duale) necessario per un insegnamento efficace.
La quarta critica riguarda il tipo di satsang utilizzato dagli insegnanti neo-Advaita e la disponibilità dei partecipanti. I critici sostengono che questi insegnanti sono solo interessati all’empowerment psicologico, l’auto-aiuto e l’esperienza di comunità e offrono esperienze di una “illuminazione immediata” piuttosto che un’assistenza continua nel percorso di purificazione dell’io.
Una quinta critica è l’accusa che gli insegnanti neo-Advaita non fanno distinzione tra i piani assoluti e relativi di consapevolezza e dell’esistenza. Di conseguenza, danno poco o nessun rilievo all’impegno per una vita di disciplina spirituale e allo sviluppo nelle dimensioni fisiche, emozionali, mentali, intellettuali e impegno sociale. Tutta la loro attenzione è incentrata sulla realizzazione spirituale finale. Questo provoca nell’allievo l’illusione di essersi liberato e il suo disimpegno e distacco dalla vita quotidiana.
In sintesi, gli insegnanti neo-Advaita hanno rimosso i requisiti essenziali dell’approccio Advaita alla liberazione, sostengono i critici, e li hanno sostituiti con una sorta di pseudo-spiritualità che non è efficace, e può addirittura essere dannosa.
Il suo articolo illustra anche il “modello economico” della religione, e i fenomeni di “adattamento” della religione quando si muove da una cultura all’altra.
Io personalmente ho sentito diversi insegnanti e studenti di Advaita affermare che non fanno sadhana, che “non c’è bisogno di praticare lo Yoga”, che non è necessario farlo perché sono già “illuminati” o per qualche altro motivo.
La seconda critica ricorda la tendenza di insegnanti e studenti di Yoga in Occidente di ignorare il primo “ramo” dello yoga: gli Yama, o restrizioni sociali: non nuocere, non mentire, praticare la castità, non rubare, non essere avidi o golosi.
La terza critica significa ignorare uno dei secondi rami dello Yoga, il “Niyama” dell’ “auto- apprendimento”, parte del quale prevede lo studio dei testi dei saggi che devono servire da specchi del proprio vero Sé.
La quarta critica significa semplificare i restanti rami del classico Yoga degli otto rami in Occidente limitandosi ai solo asana, come mezzo di idoneità fisica, perdita di peso o gestione dello stress, che sono tutte preoccupazioni proprie della cultura occidentale.
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La quinta critica è particolarmente rivolta all’Advaita stessa, in quanto è un approccio quasi interamente intellettuale, senza mezzi visibili per distinguere o verificare chi è “illuminato”. Di conseguenza un aspirante insegnante di Neo-Advaita può facilmente imparare a imitare il modo di parlare e di insegnare dei maestri TMA, come Ramana Maharshi o Nisargadatta Maharaj.
Due anni fa dopo aver letto l’articolo del professor Lucas nel Percorso della Montagna, gli ho scritto. Mi ha chiesto di mandargli i miei commenti al suo articolo. Dopo averli ricevuti, è stato d’accordo con i miei commenti. Poiche’ insegna religione presso la Stetson University, in Florida, a pochi chilometri da dove vivo in inverno, ci siamo anche visti recentemente a cena. Ecco qui i commenti sul suo articolo che gli avevo inviato:
- ll “modello economico della religione” aiuta a spiegare gran parte di questo divario, soprattutto in Occidente, dove c’è un mercato spirituale per una “illuminazione””istantanea” e “facile” tra persone che si aspettano che tutto sia “istantaneo” e “facile”. Gli esseri umani sono per natura pigri e quindi cercheranno il modo “più semplice” e “più veloce” possibile, creando di fatto la domanda di insegnanti che possano soddisfare il loro bisogno di “facile” e “istantanea” esperienza di “illuminazione.” ” Basta frequentare il mio satsang, “o” partecipare al mio seminario per la trasformazione “o” leggere il mio libro ” ” e anche tu puoi diventare illuminato “, questo è il tipo di campagna pubblicitaria che molti neofiti incontrano sul mercato spirituale. Il fatto che possa costare loro anche un sacco di soldi serve solo per aumentare il valore percepito di tale promessa agli occhi dei consumatori neofiti. Il fatto che abbiano poca o nessuna idea di che cosa sia in realtà la “illuminazione” rende il lavoro di questi insegnanti ancora più facile. Ma non appena i clienti – consumatori in questo mercato cominciano a notare che la loro convinzione di essere “illuminato” non risolve nessuno dei problemi legati alla loro natura umana, o addirittura alla loro crisi esistenziale, alcuni di coloro che sono sinceramente alla ricerca di “illuminazione” passano all’offerta seria e matura del TMA (Advaita tradizionale moderna). Molti altri rimarranno soddisfatti dalle fugaci incursioni offerte nei satsang degli insegnanti NTMA (Advaita non tradizionale moderna), sentendosi premiati con compensazioni emotive e sociali.
- Gli occidentali, in particolare statunitensi, sono generalmente ignoranti in materia di religione, a parte ciò che possono ricordare del catechismo della domenica. L’americano medio non è in grado di distinguere “teismo” da “monismo” da “ateismo” da “agnosticismo” da “gnosticismo.” E a causa della Costituzione americana, che esclude l’insegnamento della religione nelle scuole pubbliche, la maggior parte di loro non pensano neppure alla questione affrontata dalle religioni orientali come l’Advaita: vale a dire la sofferenza esistenziale. Quindi sono impreparati a prendere anche solo in considerazione ciò che richiede la TMA.
- La parola guru ha perso la sua aura di rispettabilità in Occidente, da quando sono scoppiati scandali coinvolgendo quasi ogni guru indù e buddista che ha visitato l’Occidente nel corso dell’ultimo quarto di secolo. Di conseguenza, gli occidentali, con pochissime eccezioni, raramente cercano un guru. Mentre gli indiani generalmente ancora lo fanno. Questo fatto credo, spiega in larga misura il motivo del divario che ho descritto tra NTMA e TMA. Questo fenomeno si è verificato su un maggiore scala nello Yoga. Gli scandali associati a molti guru
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indiani che hanno portato uno Yoga spirituale se non indù in Occidente nel corso degli 1960 e 1970 portarono alla loro sostituzione con ciò che Yoga Journal proclama con orgoglio lo Yoga americano, che è orgogliosamente anti-guru, individualista, commerciale, competitivo, terapeutico, sportivo e incentrato sul corpo, non religioso e frammentato.
4. Avete chiesto: “Quanti elementi del sistema Advaita possono essere eliminati prima che la sua efficacia come strumento di liberazione spirituale sia indebitamente compromessa?” Questo pone davvero questo quesito: “Chi in tempi moderni è diventato” spiritualmente liberato “o” illuminato” e che cosa lo distingue dagli altri? Direi che pochissime persone effettivamente lo sono. Il tuo articolo non affronta la questione di come si possa giudicare se una persona è illuminata o no? Sarebbe stato molto utile fare almeno la distinzione tra esperienze “illuminanti”, come comunemente riportate, e lo stato permanente di illuminazione. Forse sarebbe stato fuori tema, dato che l’argomento era “illuminazione” e il dibattito su come raggiungerla, penso tuttavia che sarebbe stato utile indicare alcuni criteri per giudicare ciò che è e ciò che non è l’illuminazione. Nei classici della letteratura Yoga, come ad esempio gli Yoga Sutra di Patanjali e Shaiva e nei Tantra buddisti, sono descritti i vari livelli di samadhi, “realizzazione del Sé,” e “illuminazione”. Affrontando questi punti avresti potuto rispondere alla domanda all’inizio di questo paragrafo.