Anatomia del Desiderio

L’equilibrio emotivo attraverso l’Auto-consapevolezza Spirituale

Ti sei mai chiesto perché i tuoi desideri siano così irresistibili? Perché a volte improvvisamente ti irriti e ti arrabbi quando degli ostacoli inaspettati ti impediscono di ottenere quello che vuoi? Ti sei mai chiesto perché la frustrazione che ne deriva ti deprime quando sei stanco, ma ti rende aggressivo quando ti senti forte? Hai notato come i tuoi pensieri dipendano dai tuoi sentimenti? Ti ritrovi a preoccuparti per delle piccole questioni d’affari? Ti accorgi di lamentarti continuamente anche per nessun motivo? Cosa ti emoziona? Cosa ti annoia e ti deprime?

Se vuoi essere padrone della tua vita, devi capire come e perché nascano dentro di te i desideri e le conseguenti emozioni. Sei tu il responsabile di questi desideri! E sei responsabile della risposta a quei desideri. Il primo passo è capire l’anatomia del desiderio e una volta capita, il passo successivo è lavorare per trasformare la tua natura umana e sviluppare il benessere spirituale ed emotivo.

Chi sei? L’anatomia del corpo sottile

Lo sviluppo del benessere emotivo ha inizio con la fondamentale domanda, chi sono io? Soffriamo perché ci identifichiamo con i nostri corpi fisici che ci trasmettono pensieri ed emozioni. Con un minimo esercizio di introspezione spirituale, ci rendiamo conto che non possiamo essere qualcosa che ora è qui e un minuto dopo passa. Il nostro corpo, le nostre emozioni e i nostri pensieri cambiano continuamente. Noi possiamo essere solo ciò che è sempre, che non cambia mai.

Interrogati. Quale parte di te è sempre la stessa? Quale parte di te non cambia mai? Gli illuminati, spiritualmente realizzati, dicono che in realtà tu sei il Testimone che ha in sé la consapevolezza, il Veggente interiore del dramma della tua vita. È insito nel pensiero “Io Sono”. Non “Io sono questo o quello”, ma semplicemente “Io Sono”. Il corpo spirituale è il nucleo dell’essere, senza forma e senza tempo. È l’essere psichico segreto, l’elemento divino in te che ti fa da guida – che conosce la verità, il bene, il vero piacere e la bellezza dell’esistenza – quando ti identifichi coscientemente e completamente con la tua anima. Allora mente, corpo vitale e corpo fisico assumono il loro vero ruolo di suoi strumenti (dell’anima).

Ti muovi in questo mondo attraverso cinque veicoli conosciuti come i kosha. Sono involucri di energia, ognuno con la propria frequenza, densità e movimenti caratteristici: il corpo fisico, il corpo vitale, il corpo mentale, il corpo intellettuale e infine il corpo spirituale. Secondo lo Yoga, l’anatomia dell’essere umano non è limitata al nostro corpo fisico ma è in realtà composta da diversi corpi concentrici, degli involucri di coscienza energetica, che vanno dal più grosso al più sottile.

  1. Il corpo fisico – annamayakosha (anna significa cibo): la materia, la parte visibile dell’essere umano, inclusa la coscienza del corpo a livello cellulare, che agisce senza alcuna volontà mentale propria o addirittura contro quella volontà.
  2. Il corpo vitale – pranamayakosha: la parte della natura umana che è fatta di desideri, sensazioni, sentimenti, passioni, energie attive, volontà, possessività e altri istinti correlati come rabbia, paura, avidità, lussuria, dolore, gioia, odio, repulsione, orgoglio, simpatie e antipatie, preferenze e così via. Il corpo mentale e quello vitale si confondono sulla superficie della coscienza, ma sono di per sé forze separate.
  3. Il corpo mentale – manamayakosha: sensi-mente; la parte associata alla cognizione, la percezione attraverso i sensi, la reazione dei pensieri alle cose, l’irradiazione di energia mentale per realizzare un’idea, l’espressione delle idee attraverso la parola.
  4. Il corpo intellettuale – vijnanamayakosha: la mente ragionante; la parte che analizza, sintetizza e crea idee da segni, simboli, indicazioni e dati raccolti; la mente è un potere subordinato all’intelligenza. La mente percepisce ogni persona e ogni cosa come separate e distinte, dimenticando l’Unità che unisce il tutto. Ma possiamo tornare alla visione dell’Unità quando si manifesta l’illuminazione per mezzo della trascendenza e siamo consapevoli della Verità e della Realtà Ultima che sottendono tutti i nomi e tutte le forme.
  5. Il corpo spirituale – anandamayakosha (ananda significa beatitudine): l’eterno vero essere o Sé dell’individuo. Nella coscienza spirituale, entriamo nella consapevolezza del Sé, lo Spirito, che ci permette di vedere in tutte le cose la loro reale essenza e il gioco delle forze e dei fenomeni che ne derivano.

Ognuno dei cinque corpi interagisce di continuo con gli altri, ma di solito ignoriamo la loro interazione perché la nostra coscienza è assorbita nel loro gioco. La capacità di discernere e distinguere il funzionamento di ciascuno di essi si sviluppa gradualmente attraverso la pratica quotidiana della meditazione e dell’allenamento alla consapevolezza.

Egoismo: un’errata identificazione con i veicoli dell’anatomia grossa e sottile.

I primi quattro corpi sono solo veicoli per il nostro corpo spirituale, che cambiano continuamente. La ripetizione di emozioni, pensieri e sensazioni fisiche crea l’illusione della permanenza, ma in realtà, nulla di questi corpi è permanente. Come la lumaca, il cui sistema nervoso è così primitivo da non notare per alcuni secondi che è stato rimosso un ostacolo dal suo percorso, così il cervello umano non riesce a vedere quello che sta sullo sfondo di tutti i fenomeni, che è energia cosciente. Di conseguenza, ci identifichiamo con ciò che non siamo.

Questa limitazione si chiama egoismo: l’abitudine ad identificarsi con sensazioni fisiche, emozioni, sentimenti e pensieri semplicemente perché si ripetono costantemente, creando l’illusione della permanenza. Quindi se io sono il mio corpo, le mie emozioni e la mia mente, la mia motivazione primaria diventa fare qualunque cosa per provare piacere o evitare dolore.

Azioni, parole e pensieri, se ripetuti abbastanza spesso, formano abitudini e, di conseguenza, sviluppiamo simpatie e antipatie abituali. Per esempio, quando sentiamo il desiderio di impegnarci in una particolare attività, come mangiare un gelato, o proviamo un’emozione particolare o ci soffermiamo su certi ricordi, lo facciamo pensando che “Io sono” questa azione, questo sentimento o questa memoria. La nostra mente fa da eco al desiderio con affermazioni del tipo “Ho bisogno di fare questo … io penso questo …  io ho questa emozione”.

Riconoscere il corpo vitale come sede del desiderio e delle emozioni

Siamo fondamentalmente animali con un sistema nervoso evoluto che ci consente di concepire la perfezione, riconoscere le nostre imperfezioni, e quindi elaborare strategie e applicare la nostra forza di volontà per allinearci con entrambe (perfezione e imperfezione). Come tutti gli animali abbiamo un corpo vitale, che è la sede dei nostri desideri e delle nostre emozioni. La manifestazione fondamentale del corpo vitale è il desiderio.

Il corpo vitale, più sottile del corpo fisico ma più grossolano del corpo mentale, ci attiva con la sua energia. Penetra e influenza costantemente, e addirittura corrompe, il funzionamento di tutte le altre parti del nostro essere. Il corpo vitale è la parte della nostra complessa natura umana che contiene in sé tutta la potenza efficace dell’azione. Tutti i nostri impulsi dinamici, l’entusiasmo e le passioni ardenti risiedono lì.

Ogni volta che proviamo apatia, tristezza, paura, orgoglio, rabbia, lussuria, coraggio o anche un desiderio di amore e accettazione da parte degli altri, è il corpo vitale che agisce.

In realtà, ognuna di queste emozioni ha dozzine di variazioni che derivano dal bisogno dell’ego di essere amati o di controllare. Queste molteplici emozioni diventano desideri quando, invece di prendere le distanze e riconoscere che disturbano il nostro benessere, indulgiamo in essi come semplici fantasie o agiamo per realizzarli concretamente. A questo proposito è illuminante riflettere su ciò che disse il grande saggio del ventesimo secolo Ramana Maharshi quando gli fu chiesto di descrivere il suo stato di illuminazione: “Ora niente può più disturbarmi”.

Un corpo vitale disturbato può portare gravi conseguenze, come per esempio:

  • dolori o lamentele immotivate;
  • rimpianti;
  • rancore, impazienza e innocenza offesa a causa del minimo ostacolo ai nostri desideri;
  • propensione all’aggressività psicologica;
  • comportamenti alterati a causa di ostacoli alla realizzazione di un desiderio;
  • aspettativa di gratificazione e lode dagli altri;
  • tendenza a fare di ogni granello di polvere una montagna;
  • piacere morboso e perverso per il dolore e la sofferenza degli altri;
  • memoria dei punti deboli della nostra natura che abbiamo già superato; 
  • trasformare la vita spirituale in un deserto arido, privandola della sua dolcezza e felicità intrinseche; 
  • opporre resistenza alle aspirazioni spirituali e agli sforzi per liberarsi dai desideri abituali.
  • Dal suo lato positivo, tuttavia, il corpo vitale ricerca costantemente la gioia nelle esperienze della vita, ma non ha il potere della discriminazione/discernimento.

La vita dalla prospettiva del corpo vitale

Ecco alcune esperienze tipiche del corpo vitale:

  1. Una frazione di secondo dopo aver sentito il tuo compagno/a lamentarsi di qualcosa che hai dimenticato di fare, il tuo corpo vitale si sente colpevole e sulla difensiva.
  2. All’aeroporto, dopo aver annunciato che il tuo volo è stato cancellato, il tuo corpo vitale si sente in ansia. Allo stesso tempo, il tuo corpo intellettuale dice, cosa farò? E poi, ho bisogno di chiamare questo e quello.
  3.  I morsi della fame fisica suscitano impazienza e nervosismo nel corpo vitale.
  4. Ti senti depresso ripensando alla morte di una persona cara e cerchi qualcosa da mangiare come compensazione. E ti ritrovi a pensare alla vita dopo la morte.
  5. Senti qualcuno fare commenti feroci in tv sul tuo politico preferito e, mentre la tua mente inizia a discutere su ciò che è stato detto, il tuo corpo vitale manifesta frustrazione.
  6. Dopo aver guardato l’orologio e sentito la tua mente dire “Sono in ritardo”, il tuo corpo vitale rilascia impulsi di impazienza e ti spinge a muoverti più rapidamente.
  7. Durante un evento sociale, sei eccitato e felice di parlare con gli altri. Il tuo corpo vitale sta scambiando e condividendo molti sentimenti simili con i tuoi interlocutori. Questo scambio ti fa parlare di più, bere di più e sospendere, almeno temporaneamente, la depressione che hai provato per molti giorni. Ti stai nutrendo dei sentimenti vitali degli altri.
  8. Il tuo compagno di stanza è annoiato e depresso. Ti senti anche tu annoiato e depresso. Di conseguenza, trascorri ore a guardare la televisione, che stimola tutta una serie di impulsi vitali per l’empatia con le emozioni espresse dagli attori, e così superi la noia.
  9. Possiamo vedere in questi esempi che a volte il corpo vitale avvia una reazione a catena che coinvolge i corpi fisico, mentale e intellettuale (esempi 7 e 8), ma a volte l’intelletto avvia le reazioni degli altri corpi, incluso il vitale (Esempio 5 ). Molto spesso, il corpo mentale inizia la reazione a catena (Esempi 1, 2 e 6). Oppure vedi, ascolti, annusi, assapori o senti qualcosa, o immagini di farlo. Ad esempio, fantastichi su cosa accadrà nel tuo prossimo appuntamento, e poi inizi a provare eccitazione, trepidazione o lussuria. Da notare che il corpo fisico può provocare una reazione nel vitale (Esempio 3), o può accadere il contrario (Esempio 4).

Risalendo all’origine della reazione a catena, possiamo capire cosa ci stia facendo reagire in quel modo, e come guarire la fonte della sofferenza. Essere consapevoli dell’interazione dei cinque corpi è il primo passo verso un auto-esame individuale e la purificazione dei desideri, che considereremo in un capitolo successivo. Innnanzi tutto, discutiamo di come la società si è organizzata per proteggere i suoi membri dal potenziale pericolo di passioni vitali incontrollate.

Reprimere, esprimere e affamare i desideri del corpo vitale

Il corpo vitale manca di discriminazione/discernimento. Non appena gli uomini hanno iniziato a organizzarsi socialmente, hanno istituito regole, leggi e codici morali per frenare gli impulsi e gli appetiti del corpo vitale. Da allora, gli esseri umani hanno dovuto reprimere i loro sentimenti e passioni per adattarsi alle norme sociali dei loro tempi. Oggi un esercito di psicologi e terapisti supporta individui che cercano di guarire le conseguenze di tale repressione.

La moderna psicologia incoraggia ad esprimere le emozioni parlandone (terapia della parola) e con innumerevoli altri approcci. Esprimere le proprie emozioni è considerato un approccio più valido della repressione, almeno per quanto riguarda l’adattamento del nostro comportamento alle norme sociali. Ma solo fino a un certo punto, oltre il quale gli impulsi vitali diventano, nella cultura materialistica occidentale, condizioni patologiche. I suoi sommi sacerdoti, gli psichiatri – che nel senso originale della parola significava i medici dell’anima, la psiche – fanno molto affidamento sulle medicine per controllare gli squilibri emotivi e le tendenze autodistruttive. Hanno in gran parte mancato di adempiere il loro più ampio mandato: guarire la sofferenza della nostra psiche/anima. La maggior parte di noi soffre di nevrosi. Mai prima d’ora nella storia umana così tanti hanno cercato di controllare i loro desideri ricorrendo ai farmaci. L’alcol e le droghe ricreative che alterano l’umore rimangono la scelta “over the counter” (senza prescrizione medica), seguiti dalla televisione, dai social media e da altre forme di intrattenimento di massa.

La strategia dominante tra gli adepti religiosi e spirituali che cercano nei monasteri e negli eremi di liberarsi completamente dalla tirannia del corpo vitale, è quella di affamarlo. Fino a quando non intraprendi un lungo periodo di ritiro spirituale, non comprendi che cosa questo implichi e quale ruolo dominante giochino nella tua vita il corpo vitale e l’asservimento a tutti i suoi desideri.

Ti invito a provare questo approccio spirituale tradizionale. Spegni il televisore, chiudi lo smartphone e il computer, osserva il silenzio, digiuna ed evita le solite forme di distrazione per diversi giorni. Puoi farlo a casa, ma è meglio se vai da qualche parte, preferibilmente lontano. Il corpo vitale ti tenterà costantemente con desideri irrequieti di distrazione e, se resisti, ti catapulterà nell’inerzia della noia pura. Ma questo approccio può segnare l’inizio d’una grande trasformazione.

Attraverso la meditazione, gli aspiranti imparano a convogliare l’energia vitale in una nuova prospettiva, quella del Testimone. Imparano a rallentare i ritmi, a coltivare la calma e, se persistono con costanza, a purificarsi dal desiderio e dalle vecchie abitudini. È un processo lungo, e pochi hanno la propensione e la perseveranza necessarie per lasciarsi il mondo alle spalle per alcuni giorni, per non dire alcune settimane.

Dominare i desideri del corpo vitale

La natura umana ci mette di fronte le stesse sfide e la stessa resistenza al cambiamento, ma oggi non dobbiamo necessariamente isolarci dal mondo per dominare i desideri del corpo vitale. Tutte le conoscenze, le tecniche e la saggezza spirituale necessarie per purificarci spiritualmente dall’egoismo e dal desiderio sono disponibili in forma di libro o online. 

Sfortunatamente molti di noi sono ancora sotto l’influenza della religione organizzata, che cerca di controllarci con la paura della dannazione eterna o del debito karmico. Come abbiamo visto in precedenza, la religione si concentra su forme esterne: personalità, simboli, sistemi di credenze, cerimonie rituali, architettura e così via. Lo Spirito è senza forma. Quindi, come può essere comunicato? Come può essere realizzato?

Occorre volgersi al proprio interno e zittire il rumore del corpo vitale e mentale. Le cose dello Spirito non possono essere acquisite al di fuori di noi. La spiritualità è sempre dentro di noi, esiste in uno stato di beatitudine eterna. Ma la ignoriamo perché siamo ipnotizzati dalle distrazioni del corpo vitale e dei suoi desideri. La spiritualità non ha nulla a che fare con l’acquisizione di elementi esterni. Ha a che fare con la rinuncia a ciò che non siamo, nell’essere ciò che siamo veramente.

Molti aspiranti spirituali non recepiscono che: solo controllando e dominando gli impulsi dei desideri vitali e delle fantasie mentali, in ogni momento delle nostre vite attive, possiamo raggiungere il benessere spirituale ed emotivo. Questa ignoranza non è solo il fallimento delle religioni organizzate, come abbiamo già visto. È anche il risultato del “materialismo spirituale” dei nostri tempi: confondiamo la spiritualità con esperienze visionarie o psichiche, poteri, canalizzazione di entità disincarnate o altri eventi straordinari, insieme al bisogno egoistico di sentirsi speciali o di avere esperienze speciali.

Ma è solo quando sei pronto a non essere speciale e a non provare nulla di speciale che inizi effettivamente a percorrere il sentiero spirituale. Perché se sei speciale, sei separato da tutti gli altri. Mentre quando diventi uno con tutto nella dimensione spirituale, non sei più separato, non sei più speciale. Solo l’ego desidera essere speciale. Non guarirai le tue nevrosi trovando qualcuno che è speciale, per quanto spiritualmente evoluta possa essere quella persona.

In un approccio spirituale maturo e integrale, cerchiamo di convertire il corpo vitale calmando i suoi movimenti, diventiamo più consapevoli del suo gioco, usiamo la ragione illuminata per mettergli un freno, e infine mettiamo il suo dinamismo al servizio della realizzazione del Vero, il buono e il bello.

Una volta intraviste queste vette lontane, che si trovano metaforicamente all’orizzonte della visione della nostra anima sull’eternità, occorre coltivare un’ardente aspirazione per la conversione del corpo vitale in un puro e perfetto strumento dello Spirito. Dopo aver costruito al suo interno una base di pazienza, perseveranza e volontà indomabile, l’aspirante spirituale procede attraverso le seguenti fasi di autodisciplina o sadhana:

1. Osserva attentamente il campo interiore della tua esperienza. Osserva il sorgere di impulsi, sentimenti ed emozioni e, con l’intuizione, identifica ciò che il corpo vitale sta cercando di ottenere dall’azione o la reazione che ti suggerisce. Osserva e discerni, in tutta la loro nudità e senza maschere, i sentimenti di desiderio, paura, orgoglio, depressione, possessività, avidità, disperazione e bisogno di controllo.

2. Mantieni come tuo mantra “Non manifestarlo in azione”. Decidi fermamente che, finché non riacquisti la calma di mente e di cuore e la tua completa libertà interiore, non agirai in base ai dettami e agli impulsi del corpo vitale. Ripeti “Non lo farò.” Anche un successo parziale aprirà la strada alla vittoria finale.

3. Costruisci la coscienza del Testimone; lascia che essa tocchi ogni evento e circostanza. Coltiva il calmo distacco e smetti di identificarti con i pensieri, le emozioni, i desideri e gli impulsi che generalmente assorbono la tua coscienza, facendoti sognare ad occhi aperti.

4. Dialoga con il tuo corpo vitale, senza mai dimenticare il tuo obiettivo di realizzazione spirituale del Sé e di benessere emotivo. Digli: “Stai buttando via la padronanza di sé e la Beatitudine per una passione transitoria, un piacere vano e di poco conto, o una soddisfazione che svanisce in un momento. Perché fare una montagna di un granello di sabbia?

5. Impegna la tua forza di volontà iniziando con piccole sfide al tuo equilibrio emotivo. Procedi gradualmente mentre sviluppi la tua forza. Per sviluppare la forza di volontà: (a) sviluppa una chiara discriminazione, ovvero la capacità di intercettare e riconoscere i desideri e gli impulsi del corpo vitale; (b) convinciti della necessità di sviluppare una vita spirituale attraverso lo studio della letteratura spirituale classica e una profonda riflessione sulle verità in essa espresse; (c) custodisci nel tuo cuore un costante e intenso amore per il Divino in qualsiasi forma tu abbia cara, o come Verità, Bontà o Coscienza stessa; (d) mantieni un’aspirazione costante a dominare perfettamente il corpo vitale.

6. Prima nella meditazione, e poi nella vita quotidiana, vai oltre la mente verso il livello psichico – l’anima del tuo essere. Invoca il suo potere e la sua luce per cambiare i movimenti del corpo vitale. Per farlo, osserva la tua mente da testimone, quindi trascendila e infine falla tacere. Il corpo vitale cerca sempre di schiavizzare la mente pensante, quindi devi elevarti al di sopra della mente nella prospettiva della pura coscienza del Testimone, e da lì, calmare il tumulto dei movimenti vitali. Una volta calmata la mente, un’intelligenza superiore agirà attraverso di te con una direzione chiara e un meraviglioso potere.

7. Evoca la forza vitale luminosa che giace nel tuo profondo. Lascia che soppianti sulla superficie della tua mente tutti i desideri e movimenti del corpo vitale. È una potenza divina radiosa, piena di pace, forza e beatitudine. Attiva questa forza superiore nel tuo campo abituale di azione e reazione.

8. Un ulteriore passaggio, non ultimo, che deve accompagnarli tutti: invia una preghiera costante e sincera dal tuo cuore al Divino facendo appello alla sua grazia per soggiogare e neutralizzare l’impulso vitale che ti turba in quel momento. Nulla può resistere alla forza di tale grazia e, se la preghiera è espressa sinceramente, non dubitare della sua efficacia. Nessuna resistenza del corpo vitale può opporsi a lungo a questa forza.

Perché il vitale deve essere trasformato

L’anima prova aspirazione. L’ego prova desiderio.

Le nostre anime aspirano al Vero, al Bene e al Bello, che vivono nel cuore della dimensione spirituale del nostro essere e potenzialmente in ogni relazione ed esperienza, se osservate dal punto di vista dell’anima. Le nostre anime aspirano a vedere Uno tra i tanti. Le nostre anime aspirano a liberarsi dalle sofferenze dell’ego: “Ho bisogno … Voglio … Povera me … Ho paura”. Le nostre anime aspirano a ricongiungersi con la Realtà fondamentale che sta alla base di tutto ma che la mente percepisce come separato e diviso.

La prospettiva dell’ego è un vicolo cieco e il corpo vitale è il servo più potente dell’ego. Fino a quando il corpo vitale non cambia alleato e inizia a collaborare con l’aspirazione per realizzare l’Uno e il Vero, il Bene e il Bello, continuerà a fornire desideri incessanti, ostacoli e grande sofferenza. Questo è ciò che la nostra natura umana è programmata per fare. Come dice Sri Aurobindo, “Abbiamo bisogno di una rivoluzione contro la nostra natura umana”.

Possiamo vedere non solo la necessità di un cambiamento radicale, ma anche il potenziale per cambiare, ma per manifestarlo dobbiamo discernere gli impulsi e i moti del desiderio, non indulgere in essi nell’immaginazione e non permettere loro di manifestarsi nell’azione. Sia che il desiderio implichi attrazione o avversione, avidità, lussuria, noia o paura, sia che tu stia ottenendo ciò che vuoi o ciò che rifiuti, tutti i desideri sono trappole dell’ego che portano sofferenza. Riducono la tua identità a quel “piccolo me”, a cui manca qualcosa e che di conseguenza soffre.

Non si può trovare una felicità durevole in cose che non durano. Si trova solo se godiamo di ogni momento dalla prospettiva della nostra anima, che trova gioia attraverso la consapevolezza continua del Testimone. Solo allora la nostra anima, l’essere psichico, può cominciare a guidarci verso un potere e una coscienza più elevati. Più rimuoviamo l’influenza del corpo vitale, più il nostro essere psichico o anima può comunicarci la sua verità e guidarci in cose grandi e piccole. Succede quotidianamente, quando guardiamo le cose da questa prospettiva più profonda, che ci permette di vedere l’Uno tra molti. Iniziamo a vivere nell’eterno “adesso” di infinite possibilità e libertà dal desiderio. Quindi, la realizzazione spirituale non diventa l’obiettivo, ma il punto di partenza di una completa trasformazione della natura umana a tutti i livelli.